Il suo ruolo era, un tempo, ben definito, tutto era stato ben predisposto, architettato, da chi? Da lui? Dal mondo? ma sicuramente lui si era sottomesso, quindi lui aveva accettato. Aveva scelto un ruolo rigido, di quelli fintamente desiderati, da cui diventa quasi impossibile uscirne. Trinceramento totale, nascosto dietro ai più banali “Ess muss sein” imposti dall’intelletto dello stupido uomo. I suoi doveri erano quelli dell’uomo comune, niente di più; quelli da cui l’uomo comune non riesce a sottrarsi, se non per volontà altrui. Doveri, che in pochi si scelgono lucidamente per volontà, ma che in molti, compreso lui, era accettati per volontà generale, forse per invidia, forse per competizione, forse per riempire o forse perché così deve andare. Pensò, che quelle sono morbide catene, che possono tenere un uomo vivo e stimolato, ma possono anche ucciderlo, renderle poco lucido e “pericoloso” sia per sé sia per gli altri. Libero arbitrio? esclamò; mmmmhhhh, si certo è un libero arbitrio, siamo sempre noi a scegliere, ma quale condizionamenti e tristezze ci sono alla base? Certamente, poteva rispondere solo per sé, e ciò che sentì era una profonda delusione e derisione per quell’uomo che ha impiegato tanto tempo per capire che tutta quella rappresentazione, che era la sua vita era triste e a tratti patetica……rdn